Sul tema della promozione e diffusione del dialetto quale lingua locale, nell’ambito della 587^ edizione della Fiera d’Aprile la città di Andria ha voluto tributare un riconoscimento importante alla professoressa Antonia Musaico Guglielmi, studiosa e cultrice della cultura popolare andriese nonché del suo idioma, che con passione e scienza ha approfondito nel corso della sua carriera, tanto da diventare un punto di riferimento per l’intera comunità andriese nella trascrizione, custodia e diffusione della cultura popolare. Per questo l’Amministrazione Comunale – Assessorato alla Bellezza ha voluto conferirle il Premio Eccellenze Andriesi lo scorso 27 aprile, alla presenza dei figli della professoressa, a Largo Bonghi, cuore del centro storico, teatro naturale della cultura e della tradizione popolare andriese, tanto caro ad Antonia Musaico Guglielmi. A Lei è dedicata l’edizione 2024 della Rassegna in vernacolo che partirà domani 30 aprile (Giunta comunale, le decisioni di oggi: via libera alla rassegna in vernacolo, ai locali a disposizione dell’Ispettorato del Lavoro ed alla donazione di una panchina rossa per il “Parco V. Angrisano” – Comune di Andria).
Di seguito la motivazione del conferimento.

«La professoressa Antonia Musaico Guglielmi rappresenta, nella vita e nelle opere, un esempio della borghesia operosa e colta che dà lustro e onore alla comunità civile della Città di Andria di ogni tempo. Laureata in Lettere Classiche con tesi in Glottologia dal titolo: «Il dialetto di Bari e la parlata di Carbonara», esprime fin dal suo esordio di Studiosa la strada della Sua futura ricerca linguistica. Tale sentiero può raccogliersi in poche parole: il Tempo, la Memoria, la Storia nelle Parole, la Letteratura Popolare, la Responsabilità etica verso i giovani e il futuro. In una parola che tutte le abbraccia: Umanesimo.
La prima opera della professoressa Antonia Musaico Guglielmi dà il senso della Sua ricerca linguistica ed etnologica: raccogliere «le fronde sparte», come avrebbe detto Dante, fra le parole del popolo, prima della totale dispersione. E cosa è la lingua italiana raccolta da Dante se non la lingua parlata dal volgo delle varie famiglie linguistiche italiane? Ecco, la Studiosa ha inteso questo: raccogliere il patrimonio linguistico appulo- andriese per restituirne dignità storica e culturale. Lo ha fatto con il Suo Lessico italiano-andriese. Cenni fonetici e morfologici del 1980. Seguito da una seconda edizione del Lessico a dicembre 2002, con ulteriori voci, tradotte dal dialetto andriese all’italiano. Nel 1981 la professoressa pubblica Letteratura popolare andriese. Dove letteratura popolare non significa, come si intendevano questi studi presso l’Accademia nei decenni del Secondo Novecento, una forma di letteratura inferiore e neanche «delle classi popolari». Non una letteratura incolta, ingenua in opposizione alla letteratura colta, alta e raffinata, dunque. Piuttosto una letteratura che ha sempre dialogato con la cultura alta, perché lo spirito umano non conosce muri. La Studiosa ha scelto di investigare una letteratura popolare che ha saputo interpretare le forme del mito, delle novelle, delle fiabe e delle favole in un linguaggio semplice, pulito. Ossia moderno. Tra questi componimenti salvati riecheggiano i favolatori del Novellino, del boccaccesco Calandrino, delle grandi fiabe universali, come Cenerentola nel racconto andriese delle Sette sorelle. Umorismo, saggezza popolare, astuzia, insegnamento etico si assaporano in: U picc” (Il capriccio), la commedia del 1983; “U ciambott” (Il pasticcio) la commedia del 1984. In seguito la Sua faticosa ricerca, tra fonti ancora viventi (gli anziani) e fogli di studi, si raggruma in un altro compendio prezioso: Accanto al fuoco con i nostri nonni, del 1985. Seguìto da Passato e Presente nelle tradizioni andriesi, del 1988. Sono lavori che spingono a riascoltare le voci della Madre Terra, della Lingua Madre, di una sapienza ancora tutta femminile che si preoccupa della discendenza e del futuro. Ella stessa ne scrive lo scopo: «è per voi giovani e giovanissimi che ignorate un tempo misero, pieno di disagi ma colmo di semplicità, per poter vivere meglio un futuro più equilibrato e interiormente ricco». Non tanto una eredità sentimentale o morale, però. Piuttosto una cassapanca colma di frutti che solo in apparenza parlano di miseria, soprusi, sofferenze, rinunce. In realtà sono le tracce di un’altra onestà, di pudore, di un senso del religioso nel vivere. Sono le voci di un localismo che non insegue le suggestioni di un’autonomia di redenzione o di riscatto, ma uno sguardo alla Madre-Andria che fa da contrappunto divertente e cupo fra le vite di ieri e di oggi. A questo scopo seguono: I canti gioco delle nostre nonne nel 1991; la Rassegna dei mestieri scomparsi nel 1992; Il primo secolo di storia della casa Mucci nel 1994; gli Strumenti di lavoro agricolo e artigianale andriese nel 1998; la traduzione in dialetto della commedia di Eduardo Miseria e Nobiltà nel 1998; la Memoria della tradizione: Il Natale, nel 1999, La Pasqua nel 2000; la Raccolta di detti nel 2000; gli Itinerari del borgo antico nel 2001; La Fiera di Aprile. Commedia in due tempi nel 2002. Nelle pagine della professoressa Antonietta si affiancano figure care alla memoria degli studi storici e filosofici della nostra Città. Tra questi il professor Pasquale Barbangelo, il giornalista Luca Di Schiena, il professor Michele Palumbo, ispiratore di un lavoro specifico. Uomini, parimenti, che hanno nutrito la vita culturale della Città di Andria con il segno della loro operosità culturale. E dunque, in questa ideale koinè cittadina, italiana e plurale, presente e scomparsa, davanti ai figli Giuseppe, Vito, Mario, Nunzio cui sono state dedicate le pagine più belle della Sua opera, Ci è onorevole rendere omaggio alla vita, all’opera, alla eredità della professoressa Antonietta Musaico Guglielmi e al Suo Umanesimo, civile, culturale e sentimentale».

Andria, 27 aprile 2024                                                                                                                    Il Sindaco di Andria avv. Giovanna Bruno



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