La pubblicazione del recente rapporto di Greenpeace “Acque senza veleni” ha legittimamente creato preoccupazione per i dati di presenza di PFAS nelle acque potabili anche del territorio andriese: la rilevazione è stata effettuata tra settembre e ottobre 2024 dai volontari di Greenpeace Italia nella fontanella di Via Ospedaletto, riscontrando la presenza di PFAS pari a 17,4 ng/l e PFOA pari a 3,0 ng/l valori che, sebbene al di sotto dei limiti consentiti dalla legge, comunque preoccupano.
Le PFAS sono un gruppo di più di 4.700 sostanze chimiche di origine esclusivamente antropica, utilizzati a partire dagli anni ’40 in numerosi prodotti di consumo e applicazioni industriali; loro caratteristica è quella di accumularsi nell’ambiente e di ritrovarsi nella catena alimentare. Di fatto, la popolazione è potenzialmente esposta soprattutto attraverso il consumo di cibo e acqua. Sono note come “sostanze chimiche permanenti”, in quanto sono estremamente persistenti nell’ambiente e nell’organismo e possono avere effetti negativi sulla salute. Diverso discorso invece per i PFOA: lo IARC lo ha dichiarato, a seguito di una ricerca condotta da 30 scienziati provenienti da 11 Paesi diversi, cancerogeno per l’uomo e il PFAS come potenzialmente cancerogeno.
«Alla luce delle recenti notizie di stampa – chiarisce l’assessore alla Qualità della Vita, Savino Losappio – l’Amministrazione Comunale ritiene urgente adottare iniziative istituzionali e normative per contenere l’eventuale rischio di contaminazione da PFAS nel territorio comunale. Questo anche alla luce della Direttiva europea 2020/2184 – attuata in Italia con d.lgs. n. 18/2023- che stabilisce nuovi requisiti minimi di qualità dell’acqua potabile in tutta l’Unione Europea e fissa i valori limite per le nuove sostanze inquinanti. Per questo l’Amministrazione Comunale ha chiesto agli Assessorati competenti della Regione Puglia, ad ARESS Puglia, ad Acquedotto Pugliese e ad ARPA la costituzione di un Tavolo Tecnico permanente al fine di strutturare il monitoraggio, l’analisi delle acque comunali e l’adozione delle necessarie misure atte a contenere eventuali problemi che potrebbero derivarne alla comunità cittadina».

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