Sorta su uno degli slarghi su cui si affacciava una delle porte d’accesso alla città, così denominata per via di una sbarra che impediva l’accesso in città a coloro che non avevano pagato la dogana, era prospicente al c.d. “Largo del Purgatorio”, per la vicinanza dell’omonima chiesa -anche conosciuta come di San Sebastiano-.
Nel primo Ottocento (1822), la porta fu abbattuta, in quanto ritenuta “opera inutile e nociva”, in vista di un ampliamento urbanistico intorno al Convento di Santa Maria Vetere e per una più adeguata “veduta e areazione della piazza”, nonché nella previsione di un progetto di strada intercomunale Andria – Canosa e di un raccordo con la “strada mediterranea” che congiungesse Andria con il porto di Barletta, dopo esser partita da Canosa con destinazione Noci.
Ai primi del ‘900, piazza Ettore Carafa -com’era precedentemente intitolata- vide sorgere un’artistica fontana pubblica, ben protetta da una inferriata. Questa era rifornita da una condotta proveniente dalla grande cisterna che si trovava al “Cisternone”, sulla strada per Castel del Monte.
In questo largo fuori le antiche mura del borgo antico non vi è più alcuna traccia né delle mura medievali, né della porta d’accesso, che rappresentò uno snodo di grande traffico agro-commerciale, seconda solo a piazza Catuma.
Dopo alcuni anni dalla sua costruzione, nel 1916 la fontana fu allacciata al nuovo acquedotto pugliese. Finì quindi la razionalizzazione della distribuzione dell’acqua -che provocava lunghe file nell’approvvigionamento quotidiano- e pertanto fu tolta la cancellata in ferro, così che tutti i cittadini potessero rifornirsi liberamente.
Fonte: AndriaApp