“Carissimi,

il tempo è una dimensione umana costruita dai ricordi, che servono a dare spessore al tunnel attraversato dalle nostre esistenze. In alcuni momenti della nostra storia, questi passi sono stati animati del fervore del progresso, quello dello sviluppo, delle prospettive di crescita.

Non di rado, la costruzione del tunnel della Storia è stata insozzata da macchie indelebili, che hanno avuto, tuttavia, il compito di fungere da segnaletica alle generazioni del dopo.

Le macchie della discriminazione, dell’odio razziale, della banalità del Male sono fari che, pur di una luce cupa e drammatica, danno luce al cammino dell’umanità.

Guardando indietro alla civiltà da cui proveniamo, oggi, sarebbe giudicato un atteggiamento di retroguardia, difficile da pensarsi. Eppure, serve a capire che è successo davvero.

Mentre al termine del Medioevo si lanciavano in terra i semi della valorizzazione dell’essere umano, alla luce delle grandi scoperte geografiche e scientifiche, a distanza di alcuni secoli, quando ci si credeva al riparo dalla barbarie, l’odio e la matta bestialità divampavano anche tra gli Italiani.

Superfluo rimarcare che non ci sarà mai abbastanza letteratura o cinematografia per raccontare ciò che non doveva mai accadere (ed è successo). E che ciò che è accaduto una volta può sempre ripetersi.

Raccontare, perciò, diventa un esorcismo collettivo.

I bambini devono sapere. Tutti devono ricordare quello che accadde allora, dentro anni che stracciarono l’innocenza di intere generazioni, e che ancora oggi continua sotto altre forme.

In altri termini, la Memoria deve essere il vaccino per non sbagliare più, formare gli anticorpi contro l’atrocità del delirio di onnipotenza di chi odia.

Si parte dai nostri figli, i boccioli di una società che ci immaginiamo più giusta, in cui scompaia ogni forma di delirio narcisistico, come quello a cui ci ha spesso abituato l’universo dei new-media, a vantaggio di un vero neo Umanesimo gentile.

Sognare non costa nulla, anzi. In questi giorni, ho anche sognato che al Quirinale potesse salire una donna, e che donna.

Una nonna con il capo imbiancato dalla Storia, con il numero 75190 marchiato sul braccio.

Mi sarebbe piaciuto ascoltare i suoi racconti, da primo cittadino d’Italia. Sapere come passava i suoi giorni la piccola Liliana, “come un ermellino nel fango” di Auschwitz, illudermi che tutto non sia potuto accadere. Invece è accaduto. E allora la Memoria ci soccorre, ci aiuta e la luce si fa meno cupa.

Mi auguro che questa giornata non passi presto. E che la Memoria divenga una costante nella nostra ricerca di progresso umano. È quello che vorrei accadesse, adesso. E me ne sforzerò per prima”.

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