Salutiamo con entusiasmo l’ultimo lavoro di G. Brescia, “Radici dell’Occidente”, una vera e propria summa di tutta la sua nutrita, ramificata e assidua produzione.

Di essa ricordiamo, fra i molti titoli, – scrive Franco Bosio, professore ordinario di Filosofia Teoretica all’Università di Bari e Verona, – solamente Il vivente originario (2013), al quale abbiamo premesso una prefazione, I conti con il male (2014), Tempo e Idee (2014).

Agli altri lavori abbiamo dedicato recensioni e segnalazioni.

L’Autore nella presentazione, ricorda le fasi essenziali delle sue ricerche poliedriche, versatili ed eclettiche: un periodo “filologico”, dedicato in prevalenza al pensiero di Benedetto Croce, un periodo centrato sui “modi categoriali”, il sentimento la memoria, il tempo; segue un periodo di studi e ricerche di scienza e filosofia della scienza in Ipotesi e problemi per una filosofia della natura (1987), ed Epistemologia ed ermeneutica nel pensiero di K. Popper (1986), poi il “periodo sistematico” con studi di espistemologia (Cosmplogia come sistema delle scienze di frontiera), successivamente il periodo degli studi su “Utopia e distopia” che comprende studi su Orwell, Jung e Croce.

Infine il periodo dell’ “ermeneutica adulta”, con studi dedicati a Eliot, Joyce, Thomas Mann, Tolstoi e Dostojevski.

Le “radici dell’Occidente” sono molto intrecciate e ramificate; questo l’insegnamento fondamentale dell’Autore.

Le tematiche, così analiticamente distinte all’inizio, non sono in realtà distinte e scandite da un rigido ordine temporale, bensì sono variamente intrecciate Momenti delle ultime sono già presenti nelle prime.

Le fasi diversificate sono qualcosa che risulta piuttosto da ulteriori approdondimenti. Segnaliamo ora l’intensità problematica, sull’ “accadimento” e sulla sua problematicità, nelle quali Brescia ricava suggerimenti importantissimi dalla nuova fisica.

La rimeditazione dei temi del “vitale” di crociana memoria, dell’incidenza della “dialettica delle passioni”, temi sempre cari all’Autore, sottendono costantemente tutto il lavoro, e nel corso della sua esposizione e nello svolgimento della trattazione, Brescia: fa emergere tante figure minori di studiosi e scrittori dai quali ha tratto i migliori suggerimenti.

Il tutto si ispira ad uno dei temi più cari all’Autore, anch’esso di ispirazione e di ascendenza crociana: la “religione della libertà”, seguita attraverso dialoghi e testimonianze dirette dei suoi autori preferiti; e segnaliamo in conclusione le ultime pagine, che suonano come un appassionato invito a ripensare in profondità il rapporto scienza-fede, in una prospettiva che prende le distanze da una superficiale laicistica immanenza in vista di un recupero di un rapporto serio e consapevole con la trascendenza religiosa”.

Prof. Franco Bosio

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