In occasione del rapimento di Aldo Moro del lontano 16 marzo 1978, ricordiamo la sua figura accuratamente descritta da scrittori quali ad esempio Michel Emi Maritato, presidente di AssoTutela, che ha sviscerato i nodi e le trame nascoste di una storia i cui echi risuonano ancor oggi.
In particolare, Martina Paparusso, giornalista e membro del comitato scientifico dei libri “Aldo Moro – Una verità compromessa” e “La fine del diverso”, sottolinea l’acutezza con cui le indagini portate avanti dal dottor Maritato riescono a rispolverare queste storie di personalità di spicco, che si sviluppano sullo sfondo di un’Italia sovrastata dal Boom economico, riscoprendo i nessi nascosti degli accadimenti che hanno portato al rapimento – e all’uccisione – di Moro.
“In conclusione a questo viaggio nella vita e nella morte di Aldo Moro, mi preme sottolineare – sottolinea l’Ass.Dora Conversano- l’acutezza con cui il dottor Michel Emi Maritato, giornalista e uomo di spiccata cultura, ha sviscerato, ancora una volta, uno dei casi che, assieme a quello del corsaro Pier Paolo Pasolini, gode di una grande eco ancora oggi.
Il caso Moro – dalla prigionia all’uccisione – è ricco di simbologie e oscurità mai rivelate che in questo libro tornano alla luce sotto una prospettiva insolita, mai esplorata prima, unica nella sua chiarezza di dar voce al silenzio che albeggia attorno a distorsioni, fraintendimenti di cui il panorama italiano, volente o dolente, è vittima.
Per sviscerare gli intrighi e i sotterfugi della vicenda, il presente lavoro di stesura di un’indagine, simbolicamente affidata ai due cronisti che si sono già occupati del caso Pasolini, si orientano tra i flebili barlumi di luce che oscurano la celata, mai rivelata verità che sussiste attorno a una delle storie elevate a exemplum di una serie di vicende che hanno attanagliato il tessuto sociale degli anni Sessanta- Ottanta.
Seppur con difficoltà e con timore di minacce, l’Autore dell’opera ha continuato imperterrito, memore delle ricerche e degli studi, nel suo cammino insidioso di ritrovamento di una verità, scomoda e compromettente, atta a smuovere le coscienze di tutti, a scandagliare le presunte conclusioni di una certa classe politica, gli equilibri e gli squilibri che permangono attorno agli avvenimenti di quel nefasto 9 maggio 1978.
Il bilancio finale di questa ricostruzione minuziosa di Maritato, seguendo i fili conduttori delle testimonianze e delle rimembranze dei fatti di via Fani, cavalcano l’onda di un quadro sociale, umano, politico e culturale di disumanizzazione, di celamento contrapposto a una realtà dolorosa osservata da una prospettiva scomoda, quella della verace analisi di cui questo libro si fa portavoce, come strumento di scoperta profonda che ci mostra una malinconica verità nascosta.
A distanza di anni, il caso Moro continua a scombussolare molti ambiti della vicenda umana: mediatico, sociologico, umano, giuridico.
Attraverso un lessico mirato, lucido e coinciso, il libro miscela sapientemente i meandri di un recondito passato, presente più che mai, che apre lo sguardo al panorama della Mafia, della Camorra, della ‘Ndrangheta, della Sacra corona unita, fino ai moti del sessantotto e alle rivendicazioni dei diritti.
Una ricerca di verità sempre più sentita, necessaria, pressante: il silenzio con cui l’Autore ha trasformato i dubbi, il già noto – senza accontentarsi di ipotesi date per assodate – confluisce in una ricostruzione di una vicenda che pone il lettore di fronte agli orrori, alla cruda autenticità, agli equivoci, alle incongruenze e alle tante verità negate attorno al caso Moro, ma non solo.
Il libro si sofferma, con piglio critico, su “quel filo rosso che lega tante oscure vicende della nostra storia recente”, all’interno di un intreccio di anime umane private della loro voce, dissonante e solitaria.
Quello che si evince dalla narrazione dell’opera restituisce le tappe di un uomo, le cui impronte hanno attraversato l’ignoto, il nulla di una terra, quale quella pugliese, pregna di sapori atavici, di natura, arte, cultura e tradizione.
Alla luce di questo lavoro sulla vita di Aldo Moro, abbiamo appurato quanto gli stessi dati raccolti per anni e anni, le verità nascoste e mai rivelate, siano destinate a venire alla luce sotto un’ottica rinnovata e quanto tutto sia sottoposto a mutamento in questa vita in cui nulla è certo e nulla può essere celato, anche la più splendida certezza può essere ribaltata e mostrata sotto una veste nuova.
La professionalità, il rigore, il rispetto e l’attenzione per i dettagli, la delicatezza con cui l’Autore ha scandagliato ogni possibile dimensione – partendo dalle radici di ricordi oscurati e sedimentati – ci propongono una bussola in questo disorientamento mediatico e politico che oscilla tra detto e non detto, arrivando al cuore delle reminiscenze taciute e mai rivelate, offrendo al lettore una parentesi di riflessione sul dilemma e sull’esito catastrofico di un mistero macchiato da parti opposte”.
Il libro verrà presentato in sala consiliare il 9/05, alle 17, alla cittadinanza con la partecipazione di alcuni alunni del coro dell Imbriani Salvemini. Sono invitati docenti studenti e cittadini.Saranno eseguiti due brani musicali a tema.
L’appuntamento del 9 e 10 maggio è una nuova tappa del percorso sulla legalità avviato dall’amministrazione Bruno con l’edizione 2023 del Festival sulla Legalità.
La due giorni è dedicata a due testimoni della legalità: Aldo Moro a 45 anni dal ritrovamento del corpo in via Caetani e don Tonino Bello a 30 anni dalla sua scomparsa.
Don Tonino Bello sarà ricordato il 10 maggio nell’Officina di San Domenico alle 19 con l’intervento di Don Giovanni Fiorentino suo segretario particolare.
Poi ci sarà un reading di Michele Santeramo su don Tonino.
Entrambe le tappe sono organizzate in collaborazione, tra gli altri, con il Forum socio politico, la Biblioteca ed il Museo diocesano.