Solo due mesi fa Donato non avrebbe nemmeno potuto immaginare il suo futuro. Era ormai pronto a tutto. Davanti a sé una “quasi” certezza: il suo corpo poteva cedere da un momento all’altro, non sapeva né come né quando, nessun’altra possibilità di vita, se non un trapianto. Donato, 58 anni, gli ultimi tre spesi a combattere un epatocarcinoma su cirrosi (tra i più aggressivi e repentini che si conoscano), era in cura a San Giovanni Rotondo. Qui i medici, al termine del percorso, gli dicono che l’unica speranza a questo punto era il trapianto. Ma anche questa ipotesi non era certo facile da perseguire: i consulti medici in Puglia gli avevano detto chiaramente che la situazione del suo fegato era definitivamente compromessa e quindi il trapianto era da escludere. Ma la vita è più forte e una seconda possibilità la dà sempre. Il 5 gennaio 2024 ha vinto la partita: è tornato a vivere perché l’Istituto Nazionale Trapianti di Milano – Fondazione IRCCS – Reparto di chirurgia epato-gastro-pancreatica – ha scommesso e vinto su quel trapianto. Un trapianto il più difficile degli ultimi 28 anni, dirà l’équipe medica che lo ha operato, dodici ore di lavoro per un espianto ed un impianto complicatissimo perché si rischiava l’”esplosione” della massa e soprattutto bisognava scongiurare la carcinosi dell’organo. Insomma, una serie di complicanze che gli avrebbero fatto dire addio alla vita. Gli sarebbe rimasto poco da fare se non aspettare inesorabile la fine della partita. Eppure Donato, sua moglie Anna ed i loro due giovani figli, non si sono arresi alla profezia nefasta: hanno cercato, sentito, incontrato persone e proprio dall’esperienza di un’altra trapiantata di fegato hanno avuto il contatto su Milano. Quasi tre ore di consulto con il prof. Vincenzo Mazzaferro e poi lo spiraglio: bisognava provare, si poteva provare! Donato entra in lista di attesa il 30 giugno 2023. A Gennaio la sperata buona notizia. «Questa seconda possibilità per me e per la mia famiglia – racconta Donato – la devo solo all’équipe dell’INT di Milano. Insieme abbiamo affrontato il dolore e la preoccupazione dell’ignoto ma oggi siamo qui a raccontarlo. E vogliamo farlo perché vorremmo che la nostra esperienza possa essere di aiuto a chi sta vivendo lo stesso nostro dramma: non fermatevi mai alla prima brutta notizia, accogliete le speranze che ci è passato può dare, com’è successo a noi. Non smetteremo mai di ringraziare Federica (la donna trapiantata n.d.r.) che ci ha messo in contatto con Milano. E non potremo mai smettere di ringraziare il Prof. Mazzaferro e la sua squadra per averci ridato la vita. Sono qui e sono disponibile a parlare con chiunque ne abbia bisogno. Metto a disposizione la mia difficile esperienza perché può essere di aiuto a tanti altri».
«Raccontare la storia di Donato è il nostro modo di celebrare la Giornata del Dono che ricorre domenica 14 aprile – racconta il sindaco Giovanna Bruno – Una giornata di sensibilizzazione alla donazione degli organi. Un obiettivo che ho perseguito fin da subito, quando ho promosso “Andria Città del Sì”. Una semplice dichiarazione al momento del rinnovo dei documenti all’Anagrafe dichiarando la disponibilità alla donazione dei propri organi in caso di morte: siamo a rinnovare in questa occasione il nostro appello: donare salva le vite! L’Indice del Dono 2024, il rapporto del Centro nazionale trapianti che fa il punto sulle dichiarazioni di volontà alla donazione di organi e tessuti registrate nelle anagrafi di oltre 7mila Comuni italiani nel corso del 2023, vede la Puglia in buona posizione. Bene anche la provincia Bat con il 55% dei consensi, ma bisogna fare molto di più. E’ un percorso culturale di cura del prossimo. E noi vogliamo sempre di più persone e Comunità di cura». Per la giornata di domani 14 aprile è in programma “Una partita per la Vita: in campo per il sì”, una sfida di calcio all’oratorio SS. Trinità, alle ore 10, tra donatori e operatori ASL. Un evento organizzato dall’AIDO patrocinata dal Comune di Andria, in collaborazione con AVIS, ASL BT e ADMO.