Il ruolo della internazionalizzazione della cultura

 

Ecumenes non è un altro Festival.

 

Ben rappresenta invece l’idea di “internazionalizzazione della Cultura”, di valorizzazione dei collegamenti materiali e immateriali con l’esterno, di realizzazione di progetti transnazionali per lo sviluppo locale. La cultura rappresenta un fondamentale fattore di competitività internazionale. L’internazionalizzazione della cultura vuole superare la concezione tradizionale di cultura, privilegiando percorsi di innovazione nella valorizzazione dei beni di interesse culturale e storico, favorendo la realizzazione di una rete di soggetti omogenei che puntano a uno sviluppo a lungo termine. Il progetto Interreg IIIa Grecia/Italia, sostenuto dalla Regione Puglia e dai vari partners, vuole modificare e innovare il rapporto dei territori con il proprio patrimonio culturale. In un contesto di scarsità e continua riduzione di risorse, è infatti impensabile migliorare il servizio, o offrirne uno più ampio, senza trovare allo stesso tempo le risorse di finanziamento. Questo recupero viene  realizzato attraverso il coordinamento fra più unità, conseguendo così economie di scala e il miglioramento della gestione complessiva delle attività culturali. Altre strategie di riduzioni di costi, praticate spesso per necessità – come chiudere musei, siti archeologici, teatri, o ancora non fornire servizi accessori – non paiono coerenti con la funzione di servizio pubblico che il settore deve perseguire.

La costituzione del CENTRO RETE ECUMENES ci sembra dunque la risposta organizzativa alla sfida che le istituzioni culturali si trovano di fronte: migliorare il servizio, riducendo i costi.

La rilevanza assunta dalle risorse immateriali e la consapevolezza che determinati prodotti siano caratterizzati da una componente identitaria facilmente riconoscibile, ha posto la cultura e le potenzialità insite in interventi di tipo culturale ai vertici delle strategie di sviluppo di molti stati europei.
L’attenzione crescente dedicata al settore delle “Creative Industries”, unita ad una gestione innovativa delle città, luogo simbolo della contemporaneità, sono segni tangibili di tale tendenza. Il settore delle Creative Industries, insieme al turismo, può rappresentare uno degli asset principali dell’economia cittadina. Il concetto di Creative Industries identifica “tutte quelle attività che hanno origine a partire dalla creatività individuale, dalle capacità e dal talento personale, e che racchiudono un potenziale per la creazione del benessere sociale e del lavoro, attraverso la produzione e lo sfruttamento della proprietà intellettuale”, racchiude al suo interno realtà appartenenti ai mondi dell’architettura, dell’arte, dei musei, dell’audiovisivo, della musica, della pubblicità, del design, della moda e delle nuove tecnologie.

Gli ATELIER CREATIVI rappresentano un innovativo metodo di valorizzazione del patrimonio culturale. Non più eventi spot, ma progetto che partono parte dalla comune eredità culturale di questi luoghi-simbolo per riaprirli non tanto a una indistinta fruizione da parte di un pubblico distratto ma a forme nuove, stabili di relazione fra il bene culturale e il fare, fra il patrimonio e le pratiche culturali e artistiche con l’obiettivo di risvegliare negli e con gli attori sociali un nuovo sentire comune.

Spesso e volentieri si pensa alla cultura come ad una cenerentola esosa, le cui risorse mai basteranno per cucirle addosso il vestito che le si confà. Altri pensano che, proprio perché cenerentola, non sia il caso di spendere soldi per un vestito che non sia di stracci. Altri infine lamentano la disattenzione degli enti pubblici e dei privati e, in una attesa di Godot che mai ha termine, aspettano di ottenere finanziamenti, per poter finalmente rimboccarsi le maniche. Noi abbiamo scelto di operare, di fare sistema, di mettere in rete, di attirare i finanziamenti grazie alla nostra capacità progettuale e di imparare a investirli evitando sprechi e valorizzando le risorse del territorio. Altri aspettino pure Godot. Per noi è già passato.

 

Paolo Farina – assessore alla Cultura

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