“Solo due anni fa salutavo con ritrovato entusiasmo la notizia del ritorno in edicola della Gazzetta del Mezzogiorno, che tornava proprio in quel periodo ad avere la sua sede ad Andria, dopo decenni.

Oggi, invece, devo commentare con estremo rammarico la chiusura di questa sede decentrata e soprattutto lo stop lavorativo per 45 unità (poste in Cig a zero ore) tra giornalisti e poligrafici.
Voglio solo ricordare cosa la testata in questione rappresenti per questo territorio: questo giornale è intrinsecamente nella storia delle nostre comunità; è nella cronaca degli avvenimenti che segue da ben 134 anni, sin dalla sua fondazione, senza alcuna interruzione, neppure in tempi di guerra.

Tornare a leggere la Gazzetta è stato un pò come tornare a leggere quello che accade tutti i giorni nelle nostre città, attraverso le pagine di questo giornale che ha formato intere generazioni di lettori e di giornalisti. Perdiamo oggi un pezzo importante di vita quotidiana della città di Andria ma anche un presidio informativo con gli obiettivi puntati sulla vita sociale, economica e politica di una vasta Comunità.
Questo accade in un contesto storico in cui l’informazione tradizionale soffre tantissimo e quella di nuova generazione sconta la superficialità del ‘tutto e subito’, della velocità di notizie che non danno ormai più il tempo di un approfondimento, di un confronto tra punti di vista, di dettagli da indagare.
È amara.

Una perdita per Andria e non meno per la provincia Bat; con l’aggravante che a pagarne le spese sono le risorse umane, quei pilastri su cui l’intero meccanismo si è retto.
Questa, che non è certo una buona notizia da divulgare, è la triste realtà di oggi. È una sconfitta.

Confidiamo in un ripensamento dell’editore. Consapevoli delle difficoltà che attanagliano il panorama odierno dell’informazione, l’invito – accorato – è ad una riconsiderazione di questa scelta.
A tutti gli operatori della sede andriese della Gazzetta e al più vasto entourage del noto quotidiano pugliese, giungano i miei sentimenti di gratitudine per il lavoro svolto, per la professionalità e la dedizione profusi nel tempo.
Vorrei sperare possa trattarsi solo di un arrivederci, con scenari più rosei e di rilancio per l’immediato futuro”.

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