Ricorre oggi il 21esimo anniversario della strage di Nassiriya, nella quale persero la vita 28 uomini, 19 italiani.
Come ogni anno, la Civica Amministrazione ha voluto onorare la ricorrenza quale doveroso tributo ai connazionali vittime del grave attentato, il più grande che le Forze Armate italiane abbiano avuto dalla fine della seconda guerra mondiale, impegnate in una complessa ed articolata operazione di pace.
Al rondò Nassiriya è stata deposta stamane, davanti alla Stele commemorativa delle vittime italiane, una corona di alloro alla presenza della Civica Amministrazione, Autorità Civili e Militari, rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, dell’ANPI e della Polizia Locale. Presente anche una rappresentanza delle scuole “Rodari”, “Don Bosco” e “Manzoni” che hanno affidato ad alcuni messaggi il significato ed il valore di questo giorno considerato triste per il nostro Paese. Don Pasquale Gallucci, parroco della Chiesa “San Michele Arcangelo e San Giuseppe”, ha curato la parte religiosa della cerimonia.
É intervenuto anche il Comandante della Compagnia dei carabinieri di Andria il Cap. Pierpaolo Apollo che ha rimarcato il valore ed il sacrificio delle vittime di questo grave attentato durante una missione di pace ed ha ricordato altresì l’impegno quotidiano dei Carabinieri a riportare la Pace in città, tutti giorni.
Ha concluso il Sindaco Giovanna Bruno. Questo il suo messaggio:
«Sono passati 21 anni da quel 12 novembre.
Era una missione di pace, a Nassirya, in Iraq.
Lì c’erano i nostri uomini, tra Carabinieri ed Esercito.
22 anni il più giovane, 50 anni il meno giovane.
In 19 italiani persero la vita, oltre due civili.
Erano in missione di Pace, quella in cui l’Italia crede, fortemente.
Mentre intorno a noi, dopo 21 anni, c’è ancora tanta, troppa guerra.
I nostri ragazzi hanno fatto un lavoro prezioso di racconto e ricostruzione; una memoria di parole dense di significato e di gratitudine per un sacrificio assurdo, quale è stato.
Il pensiero è andato alle famiglie di chi non c’è più, alle ferite dei sopravvissuti, che convivono con i fantasmi del dolore e della rabbia. Molto più che fantasmi, visti i segni che portano sul corpo e nell’anima.
Con un grande cerchio di affetto abbiamo circondato la stele che ricorda il martirio, intorno a quel rondò che di questa data funesta porta il nome.
Un abbraccio ideale, come a voler colmare la solitudine di chi quel 12 novembre 2003, ha visto l’inferno con gli occhi.
Mentre era in missione di Pace.
#andrianondimentica».